Parigi, 4 Febbraio 1912.
È questo il giorno in cui il francese Franz Reichelt effettuò il primo salto nel vuoto lanciandosi dalla prima terrazza della Tour Eiffel.
Aveva lavorato per molti anni al prototipo di tuta che avrebbe dovuto salvare gli aviatori in caso di emergenza.
Purtroppo però, da quel giorno in poi, fu ricordato come “sarto volante”.
Nonostante il suo fallimento il tentativo non restò un evento isolato, anzi: nel 1978 il cosiddetto B.A.S.E. Jumping fu elevato a livello di sport e inserito nella classifica degli sport estremi.
Cos’è il B.A.S.E. Jumping?
L’acronimo B.A.S.E. è stato coniato dallo statunitense Carl Boenish e determina il carattere distintivo di questo sport: lanciarsi da basi fisse (edifici, antenne, ponti o dirupi).
In molti penserete che sia come il paracadutismo.Attenzione, non lo è!
La realtà è che le differenze sono assolutamente da tenere in considerazione perché determinano il giusto approccio alla pratica:
- le quote di lancio sono nettamente più basse rispetto a quelle del paracadutismo e se questo potrebbe sembrare un “sollievo” in realtà non lo è
- La minor altezza comporta il raggiungimento di una velocità di caduta minore, dalla quale consegue un minor attrito corpo/aria
- Per questo motivo, per ottenere stabilità aerodinamica, è necessaria un precisione maggiore nel posizionamento del corpo al momento del lancio
Il rischio che si corre facendo anche un minimo errore può comportare lo scontro con l’oggetto stesso di lancio e può avere conseguenze letali: non a caso in molte nazioni la pratica del BASE Jumping è considerata fuori legge.
contrariamente al paracadutismo che può essere praticato più o meno da tutti, accompagnati da un istruttore, il BASE Jumping necessita di un certo grado di professionalità dato da una maturata esperienza proprio nel paracadutismo (non meno di 300 lanci).
Quali attrezzature utilizzare nel base jumping?
Un altro aspetto fondamentale è caratterizzato dall’attrezzatura:
fino agli anni ’80 l’equipaggiamento era quello tipico del paracadutismo, dagli anni ’90 hanno iniziato a comparire le prime attrezzature specifiche quali tute, ginocchiere, imbragatura, paracadute e imbottiture varie per attutire eventuali botte impreviste.
In particolare modo le tute alari hanno aumentato il grado di sicurezza dei lanci semplificando il raggiungimento di stabilità aerodinamica (ciò non toglie l’attenzione e la precisione che bisogna impiegare al momento del lancio). La variabilità dell’attrezzatura dipende senz’altro dal salto che si intende effettuare e in base alle condizioni climatiche bisognerà variare anche il tipo di abbigliamento.
Il paracadute utilizzato per il BASE Jumping non ne prevede uno di riserva, in quanto la durata del volo (10-15 secondi) non lascia tempo per manovre di emergenza.
L’unica eccezione è data dal “Sorcerer”, specificatamente costruito per questo sport ed è l’unico a prevedere un paracadute di riserva (l’utilizzo è chiaramente limitato a certi tipi di salti).
Dove effettuare i salti?
Non sono resi pubblici i luoghi di salto: si tratta di una forma di tutela anche per coloro che non sono ancora in condizioni di praticare.
Uno dei posti più noti è:
- il “Becco dell’Aquila” sul Monte Brento in Trentino (1200 mt di altezza – 2ª meta preferita dai jumper)
- il all’I.T.W. (Italian Terminal Wall) anch’esso situato in Trentino.
Il carattere del jumper ideale
Umiltà, è questo il requisito fondamentale che tutti i BASE Jumper dovrebbero avere.
Non c’è spazio per gli incoscienti o per i giovani che cercano una scarica di adrenalina, e sono ben 275 casi di morte avvenuti dal 1981 ad oggi a ricordarcelo.
La russa Maria Shipilova perse la vita perché decise di saltare nonostante il forte vento che rendeva assolutamente sfavorevoli le condizioni climatiche.
Uno dei massimi esperti italiani di questo sport, Uil Emanuele, racconta di aver rinunciato a saltare da un exit nel cuore delle alpi svizzere, dopo 11 ore di cammino per raggiungerla, poiché non c’erano le condizioni adatte: “Sono uno sportivo, non sono mica matto”.
È da lui che bisognerebbe prendere esempio!
Cari BASE Jumper, siete certi di sapere veramente cosa vuol dire praticare questo sport?
Le exit sono frutto di un lungo e scrupoloso lavoro di preparazione svolto da Jumper esperti che studiano la zona con tutti i mezzi possibili e si recano in loco più e più volte, anche a costo di molte ore di cammino, muniti di strumenti di lavoro quali: paracadute, tuta, mappe, corde, piccozze e rilevatori laser di distanza.
Se decidete di saltare, fatelo con coscienza! Informatevi, preparatevi, ma soprattutto siate in grado di riconoscere i vostri limiti.