Quando sono arrivato nella British Columbia nella primavera del 2016, ero ormai un rematore esperto che non aveva nessuno con cui remare, a parte un vecchio amico.

Il mio graduale mettermi in gioco nella scena nautica della British Columbia ha fatto in modo che conoscessi molte persone, le quali avevano tutte una cosa in comune: la collaborazione come non l’avevo mai vista prima.
Mi hanno fatto conoscere nuovi posti, si preoccupavano per la mia sicurezza e mi supportavano mentre cercavo di migliorare le mie capacità di rematore.
Questa adozione così veloce mi ha fatto pensare alla dinamica di gruppo in uno sport all’aperto prettamente individuale: ho sempre creduto che il mio duro lavoro mi avrebbe reso un atleta migliore, invece lungo i fiumi della British Columbia ho scoperto che diventavo un miglior rematore grazie al lavoro degli altri.

Mi ponevo diverse domande: andare in kayak è semplicemente uno sport estremo individuale?
E, se non lo fosse, qual è stato il ruolo degli altri nel mio miglioramento? Ho cominciato a riflettere sull’aspetto sociale di questo sport.

Il kayak come sport individuale

Andare in kayak è generalmente considerato uno sport individuale, visto che è solo una persona a controllare la barca.
Molti di noi associano il remare con le emozioni connesse a quell’individuo.
Potremmo ricordare il sorriso euforico dell’atleta che ha appena attraversato una grande cascata, oppure la gratitudine di un rematore che ha attraversato la stessa cascata al contrario e ne è uscito indenne.

Qualunque sia il caso, di solito ammiriamo il coraggio e l’ambizione del rematore.

Per molte persone, andare in kayak è un gioco mentale pieno di decisioni estreme e improvvise.
Gli atleti devono superare la paura di superare i propri limiti in questo sport, e di solito si pensa che lo facciano da soli, nella loro testa.

Il kayak come uno sport di squadra

I rematori affrontano delle barriere mentali e fisiche sul fiume.
Superare le barriere fisiche (fare i controlli di sicurezza, aiutarsi l’un l’altro con le barche e le attrezzature) è sempre stato un argomento importante nella comunità delle rapide.
Quello che ha ricevuto meno attenzione è il modo in cui ci si aiuta l’un altro a superare le barriere mentali.

Fiducia, paura e stress.
Questi aspetti mentali hanno un’influenza non indifferente sulla performance di ogni atleta.
La presenza fisica degli altri molto spesso funge da calmante, riducendo lo stress e migliorando la performance. Anche se gli altri rematori non muovono un dito e non ti aiutano a remare, quel supporto mentale fa una grande differenza.
Alcuni rematori hanno meno paura di altri, ma in generale avvertiamo tutti un po’ di tensione prima di buttarci in una rapida particolarmente veloce.

I controlli di sicurezza sono un aspetto fisico della collaborazione, ma la presenza degli altri ha un effetto rassicurante e scaccia la paura, il che ci rende più spericolati.

Una conoscenza condivisa.
Portare l’andare in kayak al limite è sempre stata una conoscenza condivisa.
Quando raccontiamo le storie su delle performance leggendarie o brutte nuotate, gli altri potrebbero avere dei consigli o dei punti di vista che ci aiutano ad affrontare meglio un particolare ostacolo.

Se hai una nuova idea sulla sicurezza, dovresti sempre condividerla; inoltre, scambiarsi dei suggerimenti durante la performance o mentre si osserva può far migliorare tutti.

Il paradosso del diventare un miglior rematore

Collaborazione significa delle persone che lavorano insieme per raggiungere un obiettivo comune.
Egoismo significa che una persona lavora per raggiungere i propri scopi.
Ma negli sport ad alto rischio come il kayak, l’egoismo può essere fatale.
Se una persona vuole diventare un miglior rematore, lei o lui dovrebbe collaborare con gli altri. Questo può essere un paradosso degli sport estremi, in particolare del kayak.

I rematori che collaborano instaurano un rapporto di fiducia, imparano a ridurre lo stress, si scambiano conoscenze e, facendo questo, condividono un legame speciale.
Questo aiuta il kayak ad andare avanti come sport estremo di squadra.
Senza il lavoro di squadra non sarebbero possibile i miglioramenti nell’attrezzatura, la conoscenza condivisa riguardo ai fiumi ed l’esplorazione di nuovi posti.

Collaborazione: un corto dalla British Columbia

 

Per molti anni l’apnea subacquea è rimasta un’attività riservata a pochi “coraggiosi pescatori subacquei”, o peggio, ai “record-man” che si alternavano la detenzione dei primati di profondismo; ad oggi, l’apnea subacquea rappresenta uno sport in notevole espansione soprattutto tra le donne.
Tuttavia prima di iniziare questo sport estremo bisogna conoscere i rischi e le precauzioni da adottare!

Le specialità dell’apnea subacquea

●Apnea statica: è considerata la forma più pura di apnea subacquea.
Consiste nel raggiungimento del tempo massimo di assenza respiratoria; l’allenamento specifico è costituito soprattutto da training mentale, respirazione e tabelle specifiche svolte sia a secco che in piscina.

●Apnea Dinamica: rappresenta la disciplina di apnea subacquea che si sviluppa “in movimento”. Consiste nel raggiungimento della maggior distanza possibile e misurabile in verso “orizzontale” (con pinne o a rana subacquea);

●Apnea Profonda: che misura il raggiungimento della profondità massima misurabile per mezzo di un cavo guida.

Le basi : sicurezza e prevenzione

In questo sport estremo prevenire significa evitare incidenti e/o saperli fronteggiare.
Ecco perché un apneista deve seguire le regole di base e creare dei veri e propri piani di prevenzione, che col tempo e la pratica diventeranno automatismi.

L’apneista è un atleta e come tale deve sottoporsi periodicamente a degli esami fisici per garantire la sua idoneità psico-fisica.
Inoltre è essenziale che si mantenga sempre idratato e che segua una giusta alimentazione in modo tale da affrontare gli allenamenti in condizioni ottimali.

Sistema di Coppia apnea subacquea

Uno dei miglior modi per prevenire è avere sempre con se una “sentinella” che ti aiuti se ti dovessi trovare in un momento di difficoltà.
Entrambi dovranno prima frequentare un corso e avere la stessa preparazione atletica.

Piano di immersione per l’apnea subacquea

Non c’è nulla di più importante che programmare l’intera uscita, comunicando i giusti orari di apertura e conclusione, precisando anche i luoghi di ritrovo nonché la logistica dell’appoggio nautico e relative dotazioni di bordo o dell’automobile parcheggiata.
Infine, ma non meno importante, ricordarsi di informare qualcuno della propria uscita in acque libere.

Parte integrativa del piano di immersione è senz’altro il programma di gestione delle emergenze;
in merito asamba o black-out, generalmente è sufficiente riportare il pericolante in superficie e colpirlo con qualche schiaffetto sul volto, o al limite eseguire una o più insufflazioni bocca-bocca o bocca-naso.

Hydrospeed le 5 meraviglie in Italia

Fare Hydrospeed nel fiume Dora Baltea, Valle d’Aosta

La Dora Baltea detta il colorado d’Italia è un fiume lungo quasi 170 km. . È il maggiore delle Alpi Occidentali, percorre tutta la Valle d’Aosta e un tratto del Piemonte. Nasce dalle falde del massiccio del Monte Bianco.

Ti consigliamo di visitare Riserva Naturale Speciale della Confluenza della Dora Baltea è una delle zone più vaste e varie sia per la fauna che della flora del Po.

Fare Hydrospeed nel fiume delle Marmore,Umbria

Imboccando da Terni la strada statale Valnerina, ti troverai dopo soli 7 km alla Cascata delle Marmore, sicuramente una tappa fondamentale per chiunque decida di visitare le bellezze naturali dell’Umbria.

L’area della Cascata delle Marmore offre ai turisti la possibilità di visitare un’ampia zona escursionistica, formata da un Parco naturale e da 6 sentieri di varia lunghezza e difficoltà.

Fare Hydrospeed nel Fiume Lao, Calabria

Dopo esserti cimentato nell’ Hydrospeed un po di riposo è dovuto!
Proprio per questo ti proponiamo di visitare la Grotta del Romito, essa contiene una delle più antiche testimonianze dell’arte preistorica in Italia ed è una delle più importanti in Europa, si trova nella località di Nuppolara nel comune di Papasidero.

Inoltre ti consigliamo di visitare il comune di Papasidero molto piccolo e accogliente immerso nella natura del Parco nazionale del Pollino in cui ti sarà possibile concederti un po di relax. Vai a visitare anche il monastero della Madonna di Costantinopoli.

Fare Hydrospeed nel Fiume Sesia, Piemonte

Il Fiume Sesia è uno dei più lunghi fiumi del Piemonte, vanta 140 km.
Questo fiume attraversa il bellissimo borgo di Borgosesia .
Qui puoi visitare la Chiesa di Santa Marta inoltre puoi andare a vedere il Parco nazionale del Monte Fenera , e la Grotta di Fenera.

Il Comune di Borgosesia> è anche famoso per la sua grande tradizione il “Mercù Scùrot”, il tipico e tradizionale carnevale di Borgosesia.

Fare Hydrospeed nel Fiume Ticino, Lombardia

Sul percorso di questo fiume nasce il comune di sesto Calende . Ti imbatterai nella famosa Valle del Ticino che è un patrimonio di ricchezze naturalistiche di valore assoluto, riconosciuto anche dall’UNESCO.

Nel Museo Civico troverai raccolte la storia e l’archeologia dedicata alla cultura di Golasecca, inoltre c’è da visitare il ponte di ferro e varie chiese del periodo romanico o le vestige tardo-medioevali.

Fra gli sport acquatici emergenti, il wakeboarding è sicuramente meno noto, ma se siete amanti dello snowboard o del surf, senza dubbio vi appassionerà. Il wakeboarding infatti è uno sport ibrido nato dalla fusione tra lo sci nautico e lo snowboard.
Equivale alla pratica dello sci nautico ma al posto degli sci si utilizza una tavola.

Come molti altri sport su tavola, il wakeboarding è nato negli Stati Uniti nel 1985 e i pionieri furono sempre i surfisti che costruirono piccole tavole adatte per essere trascinate da un motoscafo con un cavo. Le prime tavole avevano forme e dimensioni diverse dalle quelle attuali, ma successivamente furono migliorate e adattate alle esigenze, dunque ristrette e accorciate sempre di più.

Come e dove si pratica il wakeboarding?

Ci si può divertire praticando il wakeboarding in qualsiasi spazio acquatico navigabile dalle piccole imbarcazioni. Come per lo sci nautico infatti, il wakeboarding si pratica in piedi su una tavola trainati da un motoscafo. Le onde create dall’imbarcazione serviranno per compiere salti e acrobazie.
Il motoscafo impiegato, può essere zavorrato per generare quella che si definisce “un’onda dura”, l’ideale per compiere evoluzioni con il Wakeboard.

La diffusione del wakeboarding ha favorito, soprattutto nei laghi, la nascita di strutture attrezzate che permettono il traino della tavola senza l’impiego delle imbarcazioni e dove una serie di elementi sostituiscono il ruolo delle onde nei salti ed evoluzioni.
In questo caso si parla di Cable Wakeboard proprio perché il traino della tavola è dovuto è impianti fatti di cavi e non da motoscafi.

Attrezzatura nel wakeboard

Chiunque può praticare il wakeboarding. L’importante è avere un buon rapporto con l’acqua. Quello che occorre per la pratica è:

• La tavola, generalmente non più lunga di 140 cm, dotata di 2 o 4 pinne direzionali, con attacchi di gomma dove infilare i piedi, posizionati nella parte centrale della tavola;
• Il giubbotto salvagente ed il casco consigliati anche se si è in grado di nuotare;
• Motoscafo per il traino o in alternativa un’area attrezzata per il cable.

Come per tutti gli sport estremi consigliamo di affidarsi sempre a persone esperte, soprattutto le prime volte che ci si cimenta nella pratica di questo tipo di sport.
Evitare di farsi male è la prima regola del divertimento. Rispettate sempre le norme di sicurezza e del buonsenso

Il wakeboarding in Italia

Il wakeboarding fa parte della Federazione Nazionale Sci Nautico e in Italia si pratica maggiormente nel nord dell’Italia, terra di grandi laghi e in Sardegna.
A Brenzone sul lato Veronese del Lago di Garda ci sono diverse società, che organizzano periodicamente gare anche a livello Internazionale.

Ne sono nate scuole attive soprattutto nei mesi estivi e si sono diffuse soprattutto nelle località turistiche aree attrezzate per il cable wakeboard.

Massimiliano Piffaretti, è campione del mondo di wakeboard barca 2015 ed il  primo italiano nella storia del wakeboard a conquistare il titolo mondiale nella categoria “open man”.

Come fare surf, le istruzioni fondamentali

Prima di entrare in acqua dobbiamo conoscere le dinamiche e le regole  di questo Sport; rispetto ed educazione sono due elementi fondamentali per il surf.

Regole e comportamento

per chi è alle prime armi si consiglia di non mettersi mai sul picco dove si trovano i surfisti più esperti .

Diritto di precedenza:

ci sono due tipologie di onde : onda destra e onda sinistra .
L’onda destra è un’onda che srotola (guardando la spiaggia) da sinistra verso destra, quindi nel momento della partenza (take off)  troverete la schiuma alla vostra sinistra e la parete surfabile alla vostra destra .
L’onda sinistra è un’onda che srotola da destra verso sinistra (guardando la spiaggia) – quindi nel momento della partenza (take off)  troverete la schiuma alla vostra destra e la parete surfabile alla vostra sinistra.

Se un’onda è destra , al momento della partenza il surfista che si trova alla vostra sinistra e quindi più vicino alla schiuma avrà diritto di precedenza; dovrete in tal caso interrompere  la remata per non far franare l’onda e rovinare la parete.
Se un’onda è sinistra , al momento della partenza il surfista che si trova alla vostra destra e quindi più vicino alla schiuma avrà diritto di precedenza; dovrete in tal caso interrompere  la remata per non far franare l’onda e rovinare la parete.

Rientro sulla line up (punto in cui si prendono le onde):

chi torna a nuoto verso il picco deve tenere una traiettoria che non interferisca  con quella di altri surfisti che stanno prendendo o già surfando l’onda e quindi bisogna remare sempre verso la schiuma o avere una traiettoria semicircolare per aggirare la zona di interferenza.
Chi cade subito dopo il take off deve immediatamente recuperare la tavola e spostarsi dalla zona di pericolo e d’intralcio o remando verso la spiaggia o per chi è più esperto remando sempre verso la schiuma.

Per rientrare sulla line up non dovete mai lasciare la vostra tavola nel momento della cosiddetta duck dive (l’azione con la quale si passa sotto l’onda con la propria tavola per non farsi trascinare indietro dalla schiuma ).

Non strillare o alzare la voce ; lo strillo è una forma di mancanza di rispetto nei confronti degli altri surfisti

Arrivo in un nuovo spot

la prima cosa da fare quando entrate  in acqua in uno spot dove non avete mai surfato è salutare ;
la seconda regola è non mettervi subito sul picco ma avvicinarvi con rispetto aspettando che gli altri  prendano le proprie onde o se proprio volete mettervi sul picco lasciate prendere le  onde ai surfisti del luogo  anche se siete in precedenza ; vedrete che arriverà il vostro turno.

se volete imparare a surfare tenete  in mente sempre queste poche ma fondamentali regole,  vedrete che sarete rispettati.

Qualche consiglio per restare eretti sulla tavola

La prima cosa che dovete capire è quale piede metterete avanti sulla vostra tavola e quindi in gergo se siete “gufi o regular” ;se mettete il piede destro avanti siete “gufi”  se mettete il piede sinistro avanti siete “regular”

Per capire ciò , fatevi spingere da dietro da un vostro amico quando meno ve lo aspettate e vedete quale  piede porterete in avanti per primo per non cadere; quello sarà il piede che andrà avanti sulla vostra tavola altro esercizio è vedere con quale piede affrontate il primo scalino ; anche quello sarà il piede che andrà avanti sulla vostra tavola.

Una volta appurato se siete gufy o regular lo step successivo è quello di imparare a mettervi in piedi sulla tavola allenandovi o a casa o sulla spiaggia ;
sdraiatevi  sulla tavola e cercate, con un unico movimento, posizionando le le mani tra le spalle e il petto e facendo forza sulle braccia , di portare il vostro piede “preferito” avanti nel momento in cui spingete con le ginocchia  senza puntare i piedi per terra.

Una volta che siete sulla tavola piegate le ginocchia, tenete le braccia rilassate e lontane dal corpo. I piedi devono essere piatti e ben saldi alla tavola inoltre per abbassare il baricentro piegate il busto leggermente in avanti.

Per mantenere una posizione corretta sull’onda mantenete lo sguardo fisso nella direzioni in cui andate; guardate la parete dell’onda e mai la vostra tavola.

Qualche dritta sull’attrezzatura giusta per surfare

Se sei alle prime armi è preferibile usare una tavola morbida.
Solitamente si può scegliere tra tavole in vetroresina o morbide. Quelle morbide sono più economiche.

Scegliete la vostra tavola in base al vostro peso e alla vostra altezza.si consiglia sempre di utrilizzare nelle prime uscite delle tavole più lunghe (minimalibùà o longboard ) per poi passare a delle tavole più corte
Per ultimo procurati una muta da surf fondamentale per mantenere il calore corporeo, vi proteggerà da brividi e ipotermia.
Ricordatevi di comprare la paraffina (cera o wax che si strofina sulla parte superiore della tavola per non scivolare) giusta per il periodo dell’anno o comunque giusta per la .

Scopri gli spot più belli al mondo per cavalcare le onde